I pizzaioli
La storia inizia diversi anni fa, quando Antonio e Giovanni si trovarono a frequentare un corso per diventare Pizzaiolo, nella più conosciuta – e riconosciuta quale miglior – scuola professionale di Milano.
Entrambi erano due simpatici e cortesi giovanotti. Subito fecero amicizia e riconobbero nell’altro le stesse ambizioni, la determinazione e il desiderio di aprire una propria pizzeria. Diventarono una coppia inseparabile, senza competizione tra loro, anzi si aiutarono e si sostennero a vicenda.
Preso il diploma con il massimo dei voti, Antonio decise di perfezionarsi a Napoli, dove la pizza ritenuta classica, ha la pasta spessa e il bordo alto; mentre Giovanni decise di andare a Londra, dove la pizza è stata modificata nelle forme più varie e le farine adattate ai gusti internazionali, con molti tipi a pasta sottile e croccante.
Si mantennero in contatto durante il periodo in cui furono assunti e poterono ampliare le loro tecniche.
Dopo due anni rientrarono a Milano con un piccolo gruzzolo tale da poter aprire la propria pizzeria, seppur in periferia e in zone diverse tra loro.
La frequentazione continuò. Decisero di fissare la chiusura settimanale del proprio locale lo stesso giorno della settimana, per poter stare insieme con le proprie famiglie.
Antonio ebbe una figlia, Chiara, mentre Giovanni ebbe Mario. Sia le mogli che i bambini trovarono una seconda famiglia, grazie alla sincera e intramontabile amicizia tra i due mariti. Quando i ragazzi divennero adulti, decisero di sposarsi, facendo la felicità dei genitori.
L’amicizia era così stretta e profonda tra Antonio e Giovanni, che decisero di aprire insieme una grande pizzeria in Piazza Duomo.
Il locale, in galleria, era estremamente grande, ben arredato e posizionato. Offriva la possibilità di ben 100 coperti. Decisero di far costruire due forni, uno dedicato alle normali farine, mentre l’altro solo a farine particolari e adatte alle particolari esigenze di clienti celiaci, ebrei, ecc, garantendo l’impossibilità di miscugli: farine, attrezzi, pale, piatti. I loro modi diversi di cucinare, offrivano un ventaglio di possibilità e gusti raramente proposti nello stesso menù.
Ma – perché c’è un ma . . . – il Comune si oppose all’apertura di una tale potente realtà, che doveva essere limitata per non precludere, secondo loro, l’attività delle altre pizzerie dei dintorni. Per concedere l’autorizzazione, fu loro imposto di indirizzare almeno il 10 percento dei clienti verso i concorrenti.
E’ come dire che:
- un costruttore non può erigere un grattacielo, perché gli altri futuri vicini saranno villette di due piani. Ma non solo, pretendendo di far regalare alcuni appartamenti ai costruttori concorrenti.
- Nessuno, pur avendo la forza economica e le capacità, può costruire una nave da un milione di tonnellate, perché i concorrenti non ne sono in grado. E di nuovo costringendo a dirottare clienti verso i competitors.
Cara Lettrice e caro Lettore, secondo voi c’è una qualche logica che avvalori un tal comportamento?
In Europa vige il concetto di “Anti-trust” ovvero anti-monopolio; ciò per favorire gli utenti nel poter scegliere tra più soggetti che offrono lo stesso servizio in concorrenza tra loro.
Avere delle scelte, permette di ottenere, o maggiori e migliori servizi, o prezzi più bassi.
Beh! E’ ciò che sta accadendo a Ita Air-way e Lufthansa. L’Europa ha deciso di concedere la propria autorizzazione alla loro joint venture, solo se vengono dismessi diversi Slot su Linate a beneficio di uno o più concorrenti.
Slot è uno spazio temporale entro il quale una compagnia può atterrare o decollare su un aeroporto. Ciò per rendere: ordinata, fluida, economica e regolare tutta l’organizzazione aeroportuale. E’ infatti illogico che tante compagnie possano ritrovarsi contemporaneamente ad atterrare o a decollare in pratica nello stesso momento. E’ una logica razionale. Gli slot hanno un costo che la compagnia versa allo stato.
Tale procedura non è solo verso ITA-Lufthansa, già è stato imposto all’unione di Air-France con KLM e Delta, la cui joint venture porta il nome di SkyTeam, formata ad oggi da 19 compagnie.
Il problema che desidero evidenziare, è che ad ITA e Lufthansa viene richiesto di rimettere sul mercato un quantitativo di 30 – 37 slot giornalieri; o se preferite 204 slot settimanali; come riportato da alcuni articoli sui quotidiani.
Facendo un rapido calcolo: 204 slot settimanali moltiplicati per 52 settimane porta ad un totale di 10608 slot annuali. E tali slot saranno a beneficio di concorrenti. Pur non pubblicando dati precisi, anche alcuni voli, da e per le americhe, subiranno lo stesso salasso.
E’ vero che ITA entrerà in un network che le porterà dei vantaggi, ma perché deve sacrificare 10608 voli all’anno tra i più redditizzi a beneficio dei concorrenti?
Con un tale ammontare di voli si potrebbe sostenere una nuova piccola compagnia.
Tra i vari slot, la tratta Linate-Fiumicino e Fiumicino-Linate sono la gallina dalle uova d’oro; la tratta più remunerativa europea.
Mi auguro che siano stati effettuate delle simulazioni attendibili sulle perdite dovute agli slot persi, in comparazione coi benefici di far parte di Star Alliance, che attualmente è formata da 26 compagnie.
E qui mi fermo, perché conosco bene gli aerei, ma non i settori commerciale ed economico. Può darsi che sia giusto così; di certo lo considero poco razionale e forse rischioso per la sopravvivenza di ITA.
Gianni Guiducci